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Onde d’urto

Onde acustiche ad alta energia

Le onde d’urto Da un punto di vista fisico sono definite come onde acustiche ad alta energia.

Sono, impulsi pressori con tempi brevissimi di salita del fronte (10 miliardesimi di secondo) e di durata (dell’ordine di 2 – 5 milionesimi di secondo) che generano una forza meccanica diretta con l’obiettivo principale di trasferire energia sui tessuti corporei, per stimolarne i processi riparativi.

Questi impulsi generano una forza meccanica diretta che può essere indirizzata sulle parti del corpo da trattare.

L’onda d’urto non va confusa con l’onda ultrasonora che viene frequentemente utilizzata sia a scopo diagnostico (nell’ecografia), sia a scopo terapeutico (in terapia fisica negli ultrasuoni).

A differenza dell’onda ultrasonora, che ha un andamento sinusoidale, l’onda d’urto, come detto, ha un andamento ad impulso e valori di pressione generati molto più elevati, mediamente 1000 volte superiori (circa 500 bar contro 0,5 bar).

La diffusione dell’onda nei tessuti segue le leggi fisiche delle onde acustiche della trasmissione, della riflessione e dell’assorbimento, che risultano legate alle caratteristiche proprie del mezzo e risentono inevitabilmente delle diversità di densità e di impedenza della cute, del grasso, dei muscoli e dell’osso.

Il meccanismo d’azione è molto complesso. Le onde d’urto agiscono in modo diverso a seconda del tessuto patologico che vanno a trattare (ossa, tessuti molli, cute). In generale stimolano l’attivazione dei naturali processi biologici di riparazione.

I protocolli di trattamento possono risultare diversificati nella loro proposizione in relazione alle caratteristiche proprie delle diverse patologie e dei singoli casi clinici, ovvero in relazione alle caratteristiche tecnologiche delle diverse apparecchiature – elettroidrauliche, elettromagnetiche, piezoelettriche.

Tutti i protocolli possono però trovare sostanziale uniformità nella quantità totale di energia somministrata. Si possono quindi avere differenze nei protocolli terapeutici per numero di colpi (e quindi di tempo dedicato per singolo trattamento) e per numero di applicazioni (e quindi numero di sedute necessarie).

Le patologie ormai avvalorate scientificamente riguardano:

Tessuti ossei

  • Ritardi di consolidamento/pseudoartrosi
  • Necrosi asettica testa omero/femore
  • Fratture da stress
  • Algoneurodistrofia

Patologie dei tessuti molli

  • Condrocalcinosi gomito, anca, ginocchio
  • Rigidità articolare spalla/gomito/anca/gin.
  • Calcificazione e ossificazione
  • Miositi ossificanti
  • Fibromatosi di muscoli, legamenti, fasce

Tendinopatie dei tessuti molli

  • Tendinopatia calcifica di spalla
  • Epicondilite laterale di gomito
  • Tendinite trocanterica
  • Tendinite della zampa d’oca
  • Tendinite post-traumatica di ginocchio
  • Tendinite del rotuleo
  • Tendinite del tendine d’Achille
  • Fascite plantare con sperone calcaneale
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